Onorevoli Colleghi! - Con la legge n. 226 del 2004 il servizio obbligatorio di leva militare è stato finalmente soppresso. A tale soppressione è conseguito anche il venir meno della visita di controllo sanitario a cui erano sottoposti i ragazzi che, al compimento del diciottesimo anno di età, venivano chiamati nei distretti militari. Tale visita costituiva, seppur con il limite di essere rivolta solo ai giovani di sesso maschile, uno strumento sanitario importante per l'osservazione, la cura e la prevenzione di tutta una serie di patologie.
      Sarebbe utile costruire un quadro epidemiologico nazionale sui ragazzi e sulle ragazze che giungono in prossimità della maggiore età allo scopo di poter definire efficaci interventi di informazione e di prevenzione, in particolare per le malattie degli apparati genitali e per quelle sessualmente trasmissibili (MST), in relazione alle quali sarebbe molto importante, a fini curativi, una diagnosi precoce, giacché spesso tali malattie sono asintomatiche.
      In un rapporto presentato nel maggio dello scorso anno dall'università di Urbino e condotto su 1.000 giovani italiani di età compresa tra i diciotto e i trenta anni, residenti in quindici città, è stato rilevato che la sterilità, e più in generale la difficoltà a procreare, è in crescita in Italia e colpisce un numero sempre maggiore di coppie in età fertile. A questo si aggiunge una scarsa informazione, e, dunque, una scarsa consapevolezza di questi problemi all'interno del panorama giovanile. Ad esempio, tra gli intervistati che hanno indicato gli anticoncezionali come potenziale causa di sterilità (il 39,7 per cento), ben l'88,9 per cento ha dato una risposta sbagliata entrando nel dettaglio: l'84,1 per cento pensa erroneamente che la causa della sterilità sia la pillola, il 2,5 per cento accusa il diaframma e il 2,3 per cento il preservativo.
      Altrettanto scarsa è la consapevolezza sulle possibili conseguenze di un aborto: solo il 36 per cento ritiene che possa

 

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aumentare i rischi di sterilità, il 40,5 per cento invece non riconosce un nesso causale, il 23,4 per cento infine non sa rispondere. Le ragazze sono addirittura meno informate dei coetanei maschi. Oltre il 60 per cento delle adolescenti italiane risulta non avere adeguate conoscenze sul proprio periodo fertile (dati dell'Istituto superiore di sanità 2002).
      La promozione della salute in generale, e più specificamente della salute riproduttiva in età giovanile-adolescenziale, dovrebbe essere uno dei principali obiettivi di qualsiasi programma di screening nella popolazione giovanile.
      Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, la prevenzione delle MST è priorità assoluta. Tale prevenzione può essere attuata efficacemente solo mediante un approccio integrato che parta dalla fisiologia della riproduzione.
      L'intento di questa proposta è dunque quello di far promuovere al Ministero della salute una campagna informativa e di prevenzione, e contemporaneamente programmare un intervento di screening per ragazzi e ragazze da effettuare, attraverso la medicina scolastica, in vista del compimento del diciottesimo anno d'età, che preveda una visita medica internistica, un colloquio con visita specialistica andrologica/ginecologica e pap test per le donne.
      L'incidenza delle MST nel mondo è in continuo aumento, soprattutto tra i giovani; fra le più diffuse ricordiamo l'AIDS, le epatiti virali, la sifilide, la gonorrea, le infezioni da chlamydia e da papillomavirus.
      Una accurata anamnesi e la visita ginecologica come esame di primo livello servirà a valutare l'integrità anatomica dell'appartato genitale, rimandando ad esami di secondo livello (ecografia pelvica, esami ematici) i casi sospetti quali, ad esempio, cicli irregolari, disfunzioni ormonali, cisti ovariche e malformazioni uterine.
      Integrando la visita con il pap test potrebbe essere garantito il più corretto screening del carcinoma della cervice uterina - tumore che colpisce prevalentemente donne giovani - ed eventuali infezioni da papillomavirus, spesso asintomatiche, ma universalmente riconosciute come lesioni precancerose, dando così la possibilità di sorvegliare, attraverso esami più approfonditi (colposcopia, tipizzazione virale) i casi a maggior rischio.
      Una visita medica internistica con esame chimico-fisico delle urine valuterà infine le condizioni di salute generale della ragazza.
      Riteniamo che la promozione di una cultura della salute tra i giovani rappresenti un obiettivo primario e riteniamo sia giunto il momento di predispone adeguati meccanismi volontari di controllo, come il «buono salute-prevenzione» per i giovani.
 

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